Gianni Coscia
Quei giorni, a Radicondoli, collaboravo con il Maestro fornendo un modestissimo contributo alla Sua infinita sapienza. Mi riprendeva bonariamente per le mie tante imperfezioni. Ogni tanto si assentava con la scusa di qualche minuto di riposo: scoprii che in quelle pause – per rilassarsi – componeva un quartetto d’archi! Utilizzava un curvilinea ed il righello per scrivere alla perfezione sul pentagramma. Mi disse il tipo di matita usata, presi nota, ma non fu necessario. Tornai a casa e dopo qualche settimana, il corriere mi recapitò una confezione di quelle matite. Sono onorato per la dedica della Sequenza XIII per Fisarmonica, ma la piccola\grande offerta di quelle matite sono un segno indimenticabile di un uomo capace anche di profondi affetti. Ci davamo del tu, ma l’ho sempre chiamato Maestro con deferenza. Oggi mi sento di fare un’eccezione. Grazie ancora, Luciano, e per sempre.
Gianni Coscia