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Sequenza VIII (nota dell'autore)

Sequenza VIII
per violino (1976)

Comporre Sequenza VIII è stato per me come pagare un debito personale al violino, che considero uno degli strumenti più sottili e complessi che vi siano. Avevo studiato violino per qualche anno, mentre stavo imparando il pianoforte e prima di passare al clarinetto (mio padre voleva che suonassi tutti gli strumenti), e ho sempre conservato una grande attrazione per questo strumento, pur mantenendo con esso un rapporto un po’ tormentato (forse perché avevo già tredici anni - senz’altro troppi - quando ho cominciato a prendere lezioni di violino).
Se quasi tutte le altre mie Sequenze sviluppano all’estremo una scelta molto ristretta di possibilità strumentali e di comportamenti del solista, Sequenza VIII presenta un’immagine più globale e più storica dello strumento: essa può essere ascoltata come uno sviluppo di gesti strumentali.
Sequenza VIII si appoggia costantemente su due note (la e si) che, come in una ciaccona, costituiscono la bussola nel percorso abbastanza diversificato ed elaborato del pezzo, in cui la polifonia non è più virtuale ma reale e il solista deve sempre rendere consapevole l’ascoltatore della storia che sta dietro a ogni gesto strumentale. E’ così che Sequenza VIII diventa anche, inevitabilmente, un omaggio a quel culmine musicale che è la Ciaccona della Partita in re minore di Johann Sebastian Bach, in cui - storicamente - coesistono tecniche violinistiche passate, presenti e future.
Sequenza VIII è stata scritta nel 1976 per Carlo Chiarappa.

Luciano Berio

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