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Chemins III (nota dell'autore)

Chemins III
su Chemins II
per viola e orchestra (1968)

Il miglior modo per analizzare e commentare un’opera musicale è sempre stato quello di scriverne un’altra a partire dagli elementi dell'opera originale; essa diventa così l'oggetto di un'esplorazione creativa che ne è al tempo stesso un’analisi, un commento e un’estensione. I commenti più proficui a una sinfonia o ad un’opera sono sempre stati un’altra sinfonia o un’altra opera. In questo senso i miei Chemins, che citano, traducono, espandono e trascrivono le mie Sequenze per strumento solista, ne sono anche le migliori analisi. Essi costituiscono una serie di commenti specifici che contengono in sé, quasi integralmente, oggetto e soggetto del commento. L’insieme strumentale esplicita e sviluppa processi musicali latenti e compressi nel discorso solistico, in una sorta di amplificazione generale che coinvolge anche i rapporti temporali: talvolta i ruoli si capovolgono ed è la parte solistica che sembra essere generata dal suo stesso commento.
Perché questa insistenza nell’elaborare e trasformare lo stesso materiale? Un tributo, forse, alla convinzione che nulla di ciò che è fatto è, di per sé, mai finito. Anche un «lavoro compiuto» è il rituale o il commento di qualcos’altro fatto prima, di qualcosa che verrà dopo, come una domanda che non provoca una risposta ma un commento, e un’altra domanda...

Ho scritto Chemins III (su Chemins II) per viola e orchestra nel 1968. Quanto si può dire del rapporto fra Sequenza VI per viola e il suo «commento», Chemins II per viola e nove strumenti (entrambi del 1967), vale anche per il rapporto tra Chemins II e il suo ulteriore commento, Chemins III. Quest’ultimo non è una semplice metamorfosi orchestrale di Chemins II, né il trasferimento di un objet trouvé (Sequenza VI) in un nuovo contesto; è piuttosto una nuova lettura, una analisi, dei caratteri armonici e di articolazione dei pezzi precedenti. In Chemins III il testo base, generatore, e il suo commento si fondono in uno scambio permanente di elementi: l’uno implica l’altro, in una proliferazione di itinerari - chemins - che si riferiscono inevitabilmente ad altri itinerari, ad altri chemins

Luciano Berio

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