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Chemins I (nota dell'autore)

Chemins I
su Sequenza II
per arpa e orchestra (1965)

Il miglior modo per analizzare e commentare un’opera musicale è sempre stato quello di scriverne un’altra a partire dagli elementi dell'opera originale; essa diventa così l'oggetto di un'esplorazione creativa che ne è al tempo stesso un’analisi, un commento e un’estensione. I commenti più proficui a una sinfonia o ad un’opera sono sempre stati un’altra sinfonia o un’altra opera. In questo senso i miei Chemins, che citano, traducono, espandono e trascrivono le mie Sequenze per strumento solista, ne sono anche le migliori analisi. L’insieme strumentale esplicita e sviluppa processi musicali latenti e compressi nel discorso solistico, in una sorta di amplificazione generale che coinvolge anche i rapporti temporali: talvolta i ruoli si capovolgono ed è la parte solistica che sembra essere generata dal suo stesso commento.
Perché questa insistenza nell’elaborare e trasformare lo stesso materiale? Un tributo, forse, alla convinzione che nulla di ciò che è fatto è, di per sé, mai finito. Anche un «lavoro compiuto» è il rituale o il commento di qualcos’altro fatto prima, di qualcosa che verrà dopo, come una domanda che non provoca una risposta ma un commento, e un’altra domanda...

Chemins I è un commento specifico che contiene in sé, quasi intatti, oggetto e soggetto del commento: Sequenza II per arpa (1963), scritta per Francis Pierre.
Lontano dall’essere il risultato di una semplice «vestizione» orchestrale di Sequenza II o lo spostamento di un objet trouvé in un diverso contesto, Chemins I è piuttosto una rilettura e un’estensione dei caratteri strutturali inerenti al pezzo solistico. In Chemins I il testo dato e il suo commento sono coinvolti in un continuo scambio di elementi e di caratteri, un po’ come una figura porta in sé le sue ombre e i suoi colori… ma è costantemente cambiata da essi.

Luciano Berio

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