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Luca Francesconi

Luciano non parlava molto degli aspetti più "tecnici" e delicati del lavoro del compositore. Ricordo che nei momenti più imprevisti lanciavo delle domande a bruciapelo, sperando di cogliere delle indicazioni. Le risposte erano come degli enigmi. Avevano un che di sacrale e necessitavano di rituali divinatori per poterle decodificare. Un esempio per tutti.

Un giorno all'improvviso gli domandai (eravamo in automobile, diretti in Umbria per una esecuzione di A-Ronne) «...ma quel bellissimo accordo all'inizio di Sinfonia, mmm, con che criterio l'hai costruito ?...» Lui mi fulminò con lo sguardo e disse «ACCORDO ??? quello non è un accordo, è un COLORE !!!». Mi sentii come un idiota che aveva scambiato la destra per la sinistra. Ma che diavolo voleva dire??

Be', diciamo che era un buon modo per imparare. Quella frase impegnò i miei seguenti 24 mesi, almeno, per riuscire a decriptare una possibile soluzione. È così che si fa lavorare i neuroni!

Ma voglio invece citare in questa occasione così commovente una frase che invece non aveva nulla di criptico, anzi, un vademecum straordinario, che la diceva lunga sul suo modo di pensare. E poi è bello che sia un concetto che possa essere veramente utile per i giovani compositori (come lo fu per me) che hanno tanto bisogno di riferimenti:
«Luciano, cosa serve secondo te per diventare un compositore?» Risposta secca: «Contrappunto e analisi. Della quale siete totalmente privi.»

mmmm grazie, terremo conto!